"Pronti a vincere di nuovo contro il nucleare"
E' lo slogan delle magliette e degli striscioni gialli del 'No Nuke Day' con cui Legambiente ha rilanciato da Montalto di Castro (Viterbo) le iniziative antinucleariste, rivendicando il successo delle grandi manifestazioni contro il nucleare degli anni 70 e 80.
Pannelli fotovoltaici, led per l'illuminazione, una piccola casa geotermica, una mostra sul disastro di Cernobyl, materiale nformativo sulla certificazione e riqualificazione energetica, prodotti tipici, pane tostato spezie ed oli in degustazione, laboratori di educazione ambientale ed un dibattito tra cittadini ed istituzioni hanno animato Montalto di Castro grazie alle adesioni di decine di comitati, associazioni, imprese ed alla collaborazione del Comune. "Così riparte la mobilitazione contro il nucleare, torniamo a Montalto con la stessa determinazione che ci ha fatto vincere tanti anni fa- dice Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente- la vera sfida che oggi abbiamo di fronte è affrontare il superamento della crisi climatica, intraprendendo le vere strade possibili, che sono il risparmio e l'efficienza energetica, la produzione da fonti rinnovabili e pulite, come sole e vento, ma invece si torna a proporre il nucleare".
Con questa manifestazione "prende il via una grande mobilitazione nazionale, che si avvia con il coinvolgimento di tutta la rete associativa e produttiva e anche delle istituzioni", aggiunge Gubbiotti. Una mobilitazione contro il nucleare "che durerà nel tempo contro questa scelta di ritorno al nucleare- dice Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente- che non serve agli obiettivi del protocollo di Kyoto, che ci isola dalle scelte internazionali ed è contro gli interessi delle comunità e di questi territori". La Maremma, inoltre, "ha già pagato un caro prezzo come polo energetico con le centrali di Civitavecchia e Montalto e il tentativo di costruzione della centrale nucleare- conclude Gubbiotti- ai costi elevatissimi, alla mancanza di sicurezza del nucleare, all'impossibilità di smaltimento delle scorie va aggiunto il rischio del terrorismo internazionale, visto che il plutonio per il funzionamento delle centrali è una fondamentale materia prima per chi intende costruire armi atomiche". Montalto di Castro "fa parte di una lista ufficiosa, elaborata sulla base di uno studio di fattibilità, contenente le 10 città più idonee ad ospitare le future centrali nucleari italiane- spiegano da Legambiente- sulla base dei criteri individuati, ossia la disponibilità di acqua per il raffreddamento dei reattori, la non sismicità dell'area e la capacità di trasporto della rete elettrica". Trentadue anni dopo la prima manifestazione antinucleare del 20 marzo 1977 a Montalto di Castro, "riprendiamo la battaglia contro il nucleare da dove è cominciata, per portarla fino in fondo se servirà", aggiunge Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio. Il nucleare "non ha risolto i suoi problemi di sempre- afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio- diciamolo con chiarezza, non esistono garanzie per l'eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva". Rimane "il problema della contaminazione ordinaria, dovuto al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell'impianto- dice Parlati- a cui vengono esposti lavoratori e popolazione nelle vicinanze del sito". Ancora, "non esistono soluzioni al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi- aggiunge- come dimostrano le 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo, tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo". Legambiente vuole organizzare una serie di iniziative nei siti che, con maggiore probabilità, potrebbero ospitare i reattori nucleari che il governo vuole realizzare- dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente- occasioni d'incontro con la popolazione, per illustrare le ragioni del nostro dissenso nei confronti dell'atomo". Il nucleare "è una tecnologia pericolosa e costosa che non vogliono nè le amministrazioni locali, nè i cittadini- avverte Cogliati Dezza- chiediamo al governo di abbandonare questo progetto folle che rischia di alimentare conflitti istituzionali e sociali".
Inoltre, "vogliamo ricordare che mettere in cantiere nuove centrali significherebbe far perdere all'Italia altro tempo prezioso nella lotta contro il mutamento climatico- conclude- oltre che nello sviluppo dell'innovazione tecnologica in campo energetico, uno dei settori trainanti del mercato globale degli anni a venire".
Fonte: Agenzia di stampa Dire/ Aam Terra Nuova
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