domenica 13 dicembre 2009

IL BUSINESS DELL' ACQUA

A Senigallia in tanto stiamo a guardare, il Consiglio Comunale ha preferito discutere durante la seduta del 18 novembre us l' approvazione del piano costruzione area ex-Sacelit anzichè parlare subito in apertura dell' emendamento o decreto o disposizione o legge o quello che vi pare, per poter mettere al sicuro il bene più prezioso, l' ACQUA dichiarandola bene inalienabile.

Si è preferito parlare di cemento.... ancora cemento.

Sembra di vivere in una realtà fuori da ogni logica del buon senso.

Comuni virtuosi esistono in Italia è tanto difficile seguirli ?
E' tanto difficile pensare al bene comune ?
E' tanto difficile pensare al futuro dei nostri figli ?

C O M U N I V I R T U O S I

e ancora...

le prime vittime di questa privatizzazione.


Amministratori e politici in rivolta contro l'attuazione del recente decreto che impone la privatizzazione dell'acqua. Una nuova alleanza multicolore e trasversale che crea non pochi imbarazzi politici. Dalla Val d'Aosta, al Trentino, passando per il Veneto e la Lombardia. Anche i leghisti in prima linea...
Piovono critiche sul decreto Ronchi che prevede la privatizzazione obbligatoria del bene primario dell'umanità e della terra intera. Critiche che superano gli orientamenti politici e trasversalmente attraversano il paese da Nord a Sud.
Nel Nord Italia la battaglia politica appare particolarmente significativa. Portata avanti dalla Lega, per motivi identitari e culturali, insieme a forze della sinistra antagonista e a settori del Pd. Paradossalmente una legge voluta dalla destra ha incontrato favori, o precedenti, nei procedimenti amministrativi di regioni e comuni di centro sinistra (la Toscana, con l'acqua pubblica più cara d'Italia ne è un esempio lampante). Ma più che di lanciare accuse è forse il caso di evidenziare la buona volontà di politici e amministratori impegnati nella riconquista di quello che è il bene più prezioso, indispensabile per la sopravvivenza.

Il fronte di resistenza contro la privatizzazione adesso si compatta in una coalizione multicolore, capace di mettere a soqquadro le compagini politico-amministrativa e di creare nuovi imbarazzi nella creazione di alleanze in vista delle future elezioni regionali.

Paolo Rumiz, dalle pagine di Repubblica, segnala iniziative politiche forti di rigetto del decreto Ronchi. Cominciando dall'estremo nord è la Val d'Aosta a bloccare ogni possibile incursione privata nel mondo delle sorgenti: nella normativa regionale a due settimane dal voto in parlamento, l'acqua è stata classificata "bene privo di rilevanza economica", e quindi inattaccabile dalla calamita degli interessi privati. In Trentino contro il voto parlamentare si sta preparando un ricorso di costituzionalità. A Treviso, su proposta dell'opposizione, la maggioranza di centrodestra ha votato una mozione per rivendicare l'acqua come diritto e non come merce.
In Lombardia ad agitare le acque ci ha pensato la Corte Costituzionale che ha bocciato una legge regionale un po' spregiudicata, che voleva affidare ai privati l'erogazione, lasciando gli oneri di manutenzione alle amministrazioni.
Nel frattempo fanno discutere i casi di interruzione del servizio, accaduti nel Lazio, in Campania e in Lombardia, dove la bresciana A2A avrebe lasciato a secco 150 famiglie per morosità.

A livello nazionale segnaliamo che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha promosso una campagna contro l’art. 15 del decreto Ronchi (dl 135/09) che privatizza definitivamente l’acqua potabile in Italia.


Fonte: Aam Terra Nuova

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